È successo un’estate. Ero rimasta a casa da sola. Da figlia unica quale sono ho sempre intrattenuto la mia solitudine con morsi di spontanea fantasia.
Quel pomeriggio per la prima volta ricordo che cercai fuori da me lo stimolo al gioco. Girovagando per casa mi imbattei nello stereo che si trovava alla giusta altezza. Un’altezza per fortuna accessibile ad una bambina curiosa. E così iniziai a giocare con i tasti di quell’ oggetto amico che aveva la funzione di “intrattenere” gli adulti. Premetti con decisone il tasto play. Ed è come se quel gesto magico, come se quella formula segreta avesse acceso non solo l’inanimato attrezzo ma allo stesso tempo avesse invitato una luce calda ed armoniosa ad entrare in me e attraverso le mie orecchie iniziava a diffondersi in tutto il corpo fin su, verso lo spirito. Rimasi in piedi, sconvolta, imbarazzata e stupita ad ascoltare il Requiem di Mozart. Quelle note rapide del Confutatis Maledictis intaccarono per sempre il mio inconscio, la mia apparente solitudine di figlia unica. Adesso di unico c’era solo quel momento. C’ero solo io, in piedi, davanti a quel crocifisso moderno di forza, amore e struggente pienezza ad esistere. A rinascere.
Ecco come sono nata la seconda volta. Ecco come è avvenuto il mio vero battesimo. Ecco come attraverso la Musica ho iniziato ad abbassare il volume della mia solitudine. Il giorno dopo i miei genitori mi iscrissero ad una scuola di musica. Una piccola scuola di provincia nella quale iniziai a studiare il pianoforte. Iniziarono gli esami, il Conservatorio e l’impegno. Poi la mia cittadina diventava troppo piccola e un bel giorno mi ritrovai catapultata a Roma. Città che mi ha permesso di concludere i miei studi. Cambiando luogo, spazi e dimensioni anche il mio essere si espandeva in più direzioni e fu così che fra le tante strade che la vita mi proponeva decisi di imboccare quella che mi sembrava la più affine al mio percorso di studi: il cinema. Così un giorno inviai la domanda d’ammissione alla scuola di cinema tra le più importanti d’Europa: il Centro Sperimentale di Cinematografia dove superando una difficile selezione fui ammessa al corso di recitazione. Ebbi a quel punto l’opportunità di suonare e conoscere un altro strumento musicale: il mio corpo e la mia voce.
“Una pianista che fa l’attrice”? Questa la domanda che più volte la gente mi ha rivolto. Una domanda che mi ha sempre imbarazzata fino al momento in cui uno scritto di Platone ha risposto a quel quesito. Platone narra che anticamente tutti gli esseri umani convivevano con un loro doppio, la cosiddetta “altra metà”. Un giorno una punizione divina portò questo essere perfetto a rompersi condannandolo in eterno alla disperata ricerca della sua parte mancante.
In effetti avevo così soddisfatto anche quel lato di me che, altrimenti, avrebbe cercato di uscire allo scoperto in altri modi. Ho dato da bere e da mangiare all’attrice nei vari anni. Ho recitato in serie televisive, a teatro, al cinema, ho viaggiato molto, mi sono conosciuta intimamente attraverso gli altri. Ho vissuto momenti di enorme gioia. Ma ancora non mi sentivo completa. Ancora sentivo che il puzzle della mia anima non rappresentava una figura intera e comprensibile. La ricerca ed il continuo scavare dentro di me mi hanno portata ad isolarmi per un anno intero durante il quale, nel silenzio di una stanza incastonata in un bosco vicino alla mia città, ho vissuto un doloroso travaglio che mi ha portata però a partorire me stessa. Un anno durante il quale ho trovato il coraggio di tirare fuori la musica che ha abitato, in sordina nel mio cuore per troppi anni.
Un anno in cui ho visto poche persone, quelle essenziali, quelle che ci saranno per tutta la vita. Un anno in cui mi sono innamorata anche della scienza ed eccomi ora a studiare la psicologia all’università La Sapienza di Roma, facoltà che mi permetterà di dedicarmi ad un’altra delle mie infinite passioni: le neuroscienze. Altro tassello essenziale, che, aggiunto ai miei traguardi musicali mi porterà a far del bene a tante persone. Perché la musica può guarire! Perché la musica è stata la mia casa! Perché la musica è la parte più vera, onesta e autentica di me! Perché quando ne parlo, quando la scrivo, quando la eseguo, quando la ascolto, i miei occhi cambiano! Perché sono convinta che i suoni siano la prova materiale di Dio!
Adesso non ho più paura. Non ho più paura di dire ciò che sento, credo e penso. Non ho più paura di sbagliare, perché ho capito che la perfezione non esiste e anzi, non deve esistere! Non ho più paura perché ho imparato ad amare ma soprattutto a perdonare.
Come si conclude una biografia quando si è ancora in viaggio su questa Terra?
Non si conclude.